giovedì 18 dicembre 2014

ascolto consigliato : Saor - Pillars of the Earth


                                         


SCACCO AL REGNO (parte settima)




Il regno di John era libero, ci fu una grande festa in onore di Max ed i suoi amici; nelle strade imperava la gioia, ovunque c'erano persone che si stringevano ai propri cari un tempo prigionieri nel castello di Venus. Danze, banchetti e spettacoli pirotecnici intrattenevano la folla che non viveva in maniera spensierata da anni.

Nessuno però riuscì a trovare Max, egli era assorto nei suoi pensieri seduto su un dirupo mentre fissava la luna, era preoccupato per la sua terra, sentiva il bisogno di stare con la sua gente.
Decise di tornare a casa e di proteggere il suo popolo contando solo sulle proprie risorse.

Dopo un lungo cammino vide il suo regno all'orizzonte ; egli ricordava di alcune dispettose fate che si facevano scorgere per poi scomparire nella nebbia alle porte dell'amata terra, ormai priva della magia che la distingueva da tutte le altre.

Max pensava che avrebbe trovato numerose guardie come protezione dei confini e invece no, il regno era accessibile da tutti i lati rendendolo facile preda dei briganti di passaggio...

Altri "cambiamenti" avrebbe notato Max di lì a poco...

Ricordava che nella sua terra non vi erano culti o sette religiose, chiunque si rivolgeva al Divino semplicemente guardando verso il Creato, non vi erano quindi scontri ideologici, ipocrisia, ignoranza; invece trovò statue d'oro circondate da persone disperate che si rivolgevano a quegli oggetti inanimati chiedendo grazie o miracoli ; tale culto fu imposto dalle tre fazioni, il potere politico non influiva solo nella vita economica della gente comune ma anche nella sfera spirituale, la situazione era molto peggiore di quanto ci si poteva immaginare.

Ad orari prestabiliti emissari delle fazioni propagandavano le menzogne del regime imponendo nuove tasse o restrizioni della libertà inventandosi ogniqualvolta una scusa diversa per far digerire al popolo i vari provvedimenti, popolo che annegava sempre più nella confusione e nella paura.

Mentre Max girovagava per il regno fu bloccato da una guardia che gli intimò di consegnarli tutte le sue monete d'oro e d'argento.

"Qui non è possibile utilizzare monete, per sconfiggere la povertà ogni abitante ha consegnato i propri preziosi in cambio di un corrispettivo in titoli cartacei firmati dalle fazioni, qualsiasi altro sistema di pagamento, baratto incluso, è dichiarato fuorilegge, senza i nostri titoli non ti sarà possibile far nulla, nemmeno mangiare è concesso a chi non ubbidisce alla nostra legge" - disse la guardia.

Maximilian di fronte a tanta follia spintonò la guardia e si allontanò correndo in cerca di un posto da dove parlare alla folla; si arrampicò su di una statua d'oro al centro di una piazza e urlò :

"Come avete potuto consegnare loro i vostri preziosi in cambio di carta straccia?
Ora che non avete più nulla potranno fare di voi quello che vogliono, vi toglieranno la casa, vi toglieranno il pane, vi renderanno schiavi!"

(di fatto ciò che diceva Max agli abitanti già stava accadendo dal momento in cui il popolo cominciò a consegnare l'oro alle autorità)

"Scendi dall'idolo, blasfemo!!! I nostri rappresentanti stanno cercando di salvarci e tu osi contraddirli?" - gridò un uomo tra la folla.

Max fu tirato giù di forza dalla statua  e la gente iniziò ad inveire contro di lui, inutili furono i tentativi del giovane di far ragionare coloro che gli erano intorno, fu così costretto a difendersi attirando l'attenzione delle guardie nelle vicinanze; lo scontro fu dunque inevitabile, non tutti però erano suoi nemici, dal nulla comparve un uomo incappucciato, con una lunga spada orientale sul fianco destro che con veloci pugni colpiva chi si avvicinava troppo a Max che rimase sbalordito dall'abilità dello sconosciuto.

"Seguimi!!!" - gridò l'uomo che con una spallata aprì un varco tra la gente...

Max si mise a correre con tutte le sue forze per poter stare dietro al suo salvatore che lo portò in tutta fretta nella sua dimora di campagna.
Attorno alla casa c'erano innumerevoli bambini e ragazzi  che si misero a correre verso l'uomo incappucciato, erano tutti suoi figli mentre sette donne lo attendevano all'interno dell'abitazione, erano le sue mogli...

L'incognita combattente si mostrò a Max, era un uomo dall'età indefinibile, la sua pelle liscia esprimeva giovinezza ma il suo corpo massiccio dimostrava che era sopravvissuto a innumerevoli battaglie, aveva lunghi capelli mossi con tonalità sia scure sia chiare, i suoi occhi verde scuro incutevano soggezione in chiunque osasse sfidarlo e nello stesso tempo mostravano l'immensa bontà del suo spirito.

"Ma tu chi sei?" - disse Max

"La gente mi chiama Gesù,
per le mie Donne sono Sandokan,
i miei Figli mi definiscono Sensei,
i miei Amici  esclamano - Spadaccino!!!

Tu puoi chiamarmi semplicemente

Dawidh"




fine settima parte

p.s. la situazione era troppo critica, Max rischiava un linciaggio, dovevo intervenire, perdonate l'eccessiva auto celebrazione XD

5 commenti:

  1. Bravo!!!!!
    mi e 'piaciuto:
    "La gente mi chiama Gesù,
    per le mie Donne sono Sandokan,
    i miei Figli mi definiscono Sensei,
    i miei Amici esclamano - Spadaccino!!!

    Tu puoi chiamarmi semplicemente

    Dawidh"

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  2. Il tuo ingresso nella storia è fantastico XD
    Mi ha fatto troppo ridere... bravo! :)

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    1. hai ragione Lacchan, questa parte della storia è stata quella che mi ha divertito più di tutte XD

      volevo un'entrata trionfale >_<

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  3. Ma come mai questo Dhawid si chiama anche lui Spadaccino? Così si crea un pò dii confusione tra Max lo spadaccino e Dhawid lo spadaccino. Come mai non hai usato un diverso appellativo?

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